William Blake
Normalmente a fronte di una questione, di un compito, di un progetto per prima cosa cerchiamo di orientarci razionalmente e con senso pratico, per capire dove le cose vadano a parare. Ma come l’esperienza insegna strada facendo abbiamo a che fare con imprevisti, subentrano fatti non attesi e spesso inspiegabili.
Sorgono ostacoli riconducibili alla personalità dei soggetti coinvolti. Oppure capitano fatti inaspettatamente positivi, sbuca all’improvviso la persona che ci voleva, un problema si risolve per virtù propria, un progetto corre come si deve. Le cose possono andare peggio di quanto pensato, o meglio. Abbiamo allora la possibilità di capire che in ogni ambito sono in gioco forze che non dominiamo. C’è un retroscena, qualcosa che agisce alle nostre spalle, una realtà più forte di noi. Tutto ciò vale ovviamente anche per i progetti in campo ambientale e naturalistico.
Parliamo di psiche, la forza che tutto muove. Agiamo o non agiamo spinti da rappresentazioni, da idee, da una filosofia di vita di cui siamo consapevoli solo in parte, o di cui non sospettiamo neppure l’esistenza. Diritto per diritto: viviamo in un mondo di immagini, che ci guidano, che lo sappiamo o non lo sappiamo. Assumono connotazioni individuali e collettive. Soprattutto queste ultime fanno sì che più o meno tutti fanno la stessa cosa, vanno nella stessa direzione, che vi siano convinzioni collettivamente condivise. Allora anche i progetti a favore della natura, di sviluppo regionale, di gestione del territorio, seguono tutti e sempre la stessa linea. Possono tuttavia anche emergere nuove immagini, può esserci una metamorfosi, manifestarsi un rinnovato stato d’animo, fiorire interessanti fantasie; sono energie per andare avanti creativamente.
Dati alla mano, l’uomo con il suo mondo interiore è decisivo. Vi predominano contenuti irrazionali, che è bene cercare di integrare per quanto possibile nella sfera della coscienza. È cioè indispensabile “investire nella persona” (e meno, se pensiamo alla prassi corrente, nelle infrastrutture). Potrebbero sembrare bei giochi di parole, ma chi lavora sul terreno, in tutti i campi, ha modo di capire. La questione del cittadino è pesante; il singolo individuo, quali disastri può causare con i mezzi che oggi ha a disposizione, e quanto costruttivo può essere. Un luogo comune è che bisogna coinvolgerlo. Ovvio! Ma come? Appellandosi alla sua ragionevolezza o toccandolo dentro (si sente spesso parlare di “pancia”)? Pensiamo al rispetto della natura: essenzialmente viene da dentro, non tanto dalle leggi. In sintesi i problemi che la natura ha con noi sono dovuti al fatto che è stata desacralizzata.
Vediamo come spesso iniziative molto ragionevoli non funzionano, perché non considerano il mondo interiore. L’agenda politica, se va bene, persegue obiettivi settoriali, economici, sociali e ambientali, mirando a modelli d’azione cosiddetti ottimali. Questa triade sta alla base del fallimento, parziale o totale, di numerose iniziative, perché tutto è esteriore.
Non è comunque tutto. La materia, la natura ha una sua forza intrinseca. La natura non è solo bella e benevola, può anche essere brutale. Percepiamo che c’è una realtà che si può chiamare Spirito della natura. È un tema che ha occupato schiere di pensatori.
Perché persistiamo nel distruggere la natura? Abbiamo segato il ramo su cui siamo (eravamo) seduti. Lo stato di degrado del mondo naturale è da allarme rosso. La natura ci manda chiari avvertimenti, ad esempio con i cambiamenti climatici e la pandemia da COVID-19. Il problema è la psiche, è lì che qualcosa va storto. Su questo torno e ritorno. Nella popolazione qualcosa inizia a muoversi. Sempre più si rende conto che qualcosa di fondamentale non va. Ma la politica sembra indietro.
Quale consulente per l'individuazione sostengo chi desidera un rinnovamento personale, un ampliamento della sfera della coscienza. Il processo di individuazione libera l'individuo da uno stato di identità con il collettivo, portandolo a essere quello che profondamente è.
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