Voltaire
Le riserve forestali sono gioielli di naturalità, luoghi in cui il bosco, lasciato all’evoluzione spontanea, tende a ristabilire gli equilibri originari. Caposaldo della protezione della natura, ci offrono immagini nuove, che colpiscono. È raro che lascino indifferenti. Rinfrescano il nostro rapporto con la natura.
Nelle riserve di tipo integrale sono esclusi i tagli, la raccolta del legname e ogni altro intervento modificatore, riservata la manutenzione dei sentieri. La priorità è data alle dinamiche naturali, affinché il bosco possa evolvere verso la foresta primaria. Il processo richiede tempi molto lunghi, ma anche al Sud delle Alpi, a tratti, già ora qua e là il bosco mostra immagini che lasciano intuire la forza della foresta primigenia.
In assenza di tagli i valori ecologici, naturalistici, paesaggistici ed estetici si affermano al meglio. Il bosco lasciato a sé stesso si autorigenera, mostrandoci che è autonomo. Si differenzia, crea una molteplicità di situazioni, strutture e microambienti, premessa a un pieno sviluppo del potenziale di biodiversità. Particolarmente significativo è il legno morto, un’importante risorsa della foresta, ambiente di vita di un numero impressionante di specie, elemento decisivo in rapporto ai processi che avvengono nei suoli. Tanto che si può dire: legno morto, bosco vivo. Vi si accumulano grandi quantitativi di legno, in cui è fissato il carbonio legato all’anidride carbonica, un gas a effetto serra. Allo stato attuale, le nostre foreste contribuiscono a mitigare il riscaldamento climatico. Per ultimo, ma non da ultimo il bosco liberato dai tagli ha significato etico e spirituale. Abbiamo di fronte un soggetto che ha valore in sé. I patriarchi della foresta, i tronchi a terra, i muschi sui rami, quanto chiamiamo il “Vecchio della foresta” dove dimorano i demoni della natura, le atmosfere cariche di “qualcosa”; è il mondo unitario della foresta naturale, che ci invita alla camminata lenta, a sostare in silenzio, ad ammirare e contemplare, non a fare.
C’è chi di fronte ai tronchi a terra, ai processi di decomposizione del legname, a un nuovo ordine (non “caos”) che nelle riserve forestali lentamente si afferma, è turbato. Come spesso accade, il nuovo disorienta, si tende a rifiutarlo. Il fatto è che decenni e decenni le autorità forestali hanno propagandato l’idea secondo cui il “buon bosco” è il bosco in cui si interviene con la motosega. Personalmente penso che è l’intervento che deve essere giustificato, il non intervento è la cosa più normale di questo mondo. È solo lentamente, e da non molto, che le politiche forestali hanno aperto la strada alle riserve forestali, tuttavia solo quale eccezione alla norma generale del bosco che va “curato” tramite interventi di taglio.
Offro escursioni nelle diverse riserve forestali, soprattutto della Svizzera italiana.
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